Sclerosi multipla: ricoscere e trattare le ricadute Associazione Italiana Sclerosi Multipla

by on September 14, 2023

Sclerosi multipla: ricoscere e trattare le ricadute Associazione Italiana Sclerosi Multipla

Di seguito è riportata una spiegazione generale delle classi di farmaco maggiormente utilizzate nella terapia contro il mieloma multiplo. La cosiddetta “minipillola” a base di soli progestinici è prevalentemente utilizzata dalle donne che non possono assumere estrogeni. In generale è meno diffusa della formula combinata, per cui ci sono anche meno dati disponibili. Quelli esistenti suggeriscono che il suo profilo di rischio non si discosti molto da quello della pillola più diffusa, Primobolan compresse (metenolone) in italia anche se una recente revisione sistematica sembra indicare che possa essere leggermente più sicura. In caso di diagnosi tardiva, quando la malattia è già in fase cirrotica avanzata, l’esordio è caratterizzato dai segni e sintomi dello scompenso ittero-ascitico. La malattia esordisce in ogni fascia di età, dal bambino al grande anziano, con picchi prevalenti nella seconda e quinta decade di vita, prevalentemente in soggetti di sesso femminile e ad ogni latitudine del globo (2,3).

  • Nell’osteoartrosi il desametasone è in grado di inibire la produzione di metalloproteasi (endopeptidasi deputate alla degradazione di tutti i componenti della matrice extracellulare) e di Cox-2, esercitando in tal modo un’efficacia protettiva sulla cartilagine15.
  • Potreste avvertire un maggior senso di fame durante il trattamento con gli steroidi e, di conseguenza, sentirete il bisogno di mangiare di più.
  • Quest’ultima azione è legata al generale effetto catabolico degli ormoni steroidei atto a incentivare il catabolismo proteico, diminuendo la mineralizzazione ossea e stimolando la mobilizzazione degli acidi grassi e del glicerolo dai siti di deposito.
  • Dopo la menopausa, invece, le ovaie non producono più ormoni e gli estrogeni circolanti sono prodotti da tessuti periferici dell’organismo (soprattutto il tessuto adiposo e i muscoli) a partire dagli androgeni prodotti dalle ghiandole surrenali.

Altri farmaci usati sono il fulvestrant, il medrossiprogesterone acetato e il megestrolo acetato, e nell’uomo gli antiandrogeni abiraterone acetato, enzalutamide e apalutamide. Astensione terapeutica Discutibile ma contemplata è anche l’astensione terapeutica, considerando la frequente possibilità di una ricrescita spontanea. Aggiornamenti dal mondo della Gastroenterologia; è possibile consultare il calendario AIGO per essere tempestivamente informati sulle ultime notizie e sulle date dei prossimi eventi, corsi e congressi.

Bioetica Medicina Legale e Rischio Clinico

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Per quanto riguarda la terapia ormonale per il tumore dell’ovaio, l’AIFA, l’Agenzia italiana del farmaco, consente l’utilizzo degli inibitori dell’aromatasi nel trattamento della recidiva, anche se in letteratura ci sono pochi dati sull’efficacia di questo trattamento. In clinica, dunque, vengono utilizzati, in particolare in caso di recidiva, nella pausa tra un ciclo di chemioterapia e l’altro. I risultati di queste ricerche suggeriscono che le donne in terapia sostitutiva estroprogestinica in menopausa abbiano un rischio relativo di tumore al seno doppio rispetto a chi non ne ha mai fatto uso. Dopo cinque anni di trattamento questo rischio diventa anche maggiore e ne occorrono altri cinque dalla sua interruzione perché il rischio torni quello di partenza.

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In Italia la predisposizione genetica, legata al complesso maggiore di istocompatibilità (HLA di classe I A1 e B8, di classe II DR3 e DR4), è presente in circa due terzi dei pazienti. Le manifestazioni cliniche sono tipicamente proteiformi, spaziando dal riscontro occasionale di alterati indici di funzione epatica in pieno benessere (4) a malessere generale con nausea, dolore addominale, artralgie, febbricola, manifestazioni presenti di solito in corso di epatite acuta, non di rado itterica (5). Nella valutazione del paziente che deve intraprendere terapia steroidea con una durata prevista di almeno 3 mesi, è necessario stimare il rischio di frattura. Nella popolazione generale, sono stati validati algoritmi di valutazione (FRAX, DeFRA) che consentono di stimare la probabilità di frattura del paziente nel lungo periodo.

  • Al momento infatti il tamoxifene è utilizzato a un dosaggio molto più alto, di 20 mg/die, che provoca pesanti effetti collaterali, mentre con il dosaggio a 5 mg/die gli effetti collaterali sono ridotti e più tollerabili per la donna.
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  • La consistente riduzione dei livelli di testosterone in circolo, necessaria per contrastare la crescita delle cellule tumorali, si può ottenere grazie a specifici farmaci oppure con un intervento di orchiectomia bilaterale.
  • I ricercatori hanno trovato una correlazione tra il farmaco, se assunto per più di cinque anni e nel periodo precedente la prima gravidanza, e un aumento del rischio di cancro al seno.
  • Gli steroidi in forma liquida si somministrano per iniezione in muscolo (per intramuscolo) o in vena (per endovena) attraverso una cannula (un tubicino sottile che viene introdotto nella vena).

Bicalutamide Questo farmaco, che si prende per bocca una sola volta al giorno alla dose di 50 mg/die, è di solito usato in associazione agli agonisti LHRH nel primo mese di trattamento, per ridurre i fenomeni di flare-up sopra menzionati. Viene somministrata per iniezione intramuscolare, di solito nei glutei, o sottocutanea, nell’addome, ogni 4 o 12 settimane. Inibendo la sintesi di estrogeni provoca tutti i sintomi da deprivazione tipici della terapia ormonale. Viene somministrata per iniezione intramuscolare, di solito nei glutei, o sottocutanea, nell’addome, ogni 4, 12 o 26 settimane. Nelle prime settimane di trattamento questi farmaci possono scatenare (in misura diversa da farmaco a farmaco e in relazione alle caratteristiche individuali) un effetto paradossale di esacerbazione dei sintomi detto flare-up.

Per saperne di più sulla chemioterapia

In conclusione, in una popolazione di pazienti ricoverati in Unità di Terapia Intensiva con CAP severa, i soggetti che hanno ricevuto idrocortisone hanno presentato un rischio di morte a 28 giorni inferiore rispetto a quelli che hanno ricevuto il placebo. I risultati, a breve termine e rispetto alla sola balneoterapia, possono essere migliorati quando alla terapia termale viene associata la fototerapia con raggi UVB a banda stretta. TazaroteneAppartenente alla famiglia dei retinoidi, agisce normalizzando la proliferazione delle cellule cutanee responsabili della formazione delle chiazze. Può essere considerato un valido trattamento topico nella psoriasi a placche, garantisce un buon grado di sicurezza. Durante il trattamento si può manifestare prurito e eritema, risulta molto efficace se associato ai cortisonici topici. Da allora le ragioni della cautela sono state sostenute dalla maggior parte degli studi indipendenti, compreso uno condotto in Gran Bretagna in un milione di donne (“Million Women Study”).

I più frequenti effetti collaterali della fototerapia sono l’invecchiamento cutaneo e un maggior rischio di tumore della pelle. Queste terapie richiedono un certo numero di visite settimanali in Ospedale o nei centri specializzati. Il trapianto allogenico è a maggior rischio di GVHD, quindi questi pazienti sono spesso sottoposti a terapia steroidea e ciclosporina protratta nel tempo. La perdita di massa ossea riguarda tutti i siti scheletrici ma soprattutto il femore nei primi 3-12 mesi dopo il trapianto, con necessità di intervenire in modo precoce dopo l’intervento.

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Da tempo l’Associazione ha attivato una convenzione con le terme di Comano e ora anche con le terme di Sorano (Gr) per venire incontro alle esigenze del paziente affetto da psoriasi, il quale può avere a disposizione una opzione terapeutica naturale ed efficace come quella della Balneoterapia. La balneoterapia consente, inoltre, di allungare i tempi di remissione, riducendo il ricorso alle terapie topiche e sistemiche nei mesi seguenti alla cura termale. Sono una nuova classe di composti che hanno la caratteristica di essere assunti per via orale; garantiscono, inoltre, un’alternanza terapeutica ai pazienti che per vari motivi non possono utilizzare i farmaci biologici.

Inibitori del proteasoma

In questi casi gli ormoni riescono in genere a controllare il tumore della prostata per diversi anni. Dati recenti hanno dimostrato che l’effetto protettivo di questa cura si protrae a lungo. Per le donne che l’hanno seguita regolarmente per cinque anni, il rischio di morire di tumore al seno nei 15 anni successivi è inferiore di circa un terzo rispetto a quello delle donne che non si sono sottoposte al trattamento. In casi specifici, per ridurre ulteriormente il rischio di recidiva, sulla base dell’esame istologico iniziale e delle condizioni generali della paziente, l’oncologo può decidere di prolungare il trattamento fino a dieci anni. In pazienti con CAP severa ricoverati in Unità di terapia Intensiva, il trattamento con idrocortisone (200 mg/die e.v. per 4 o 7 giorni, seguiti da una graduale riduzione per un totale di 8 o 14 giorni) in aggiunta al trattamento standard si è mostrato in grado di ridurre la mortalità. Sebbene sia necessaria cautela, questo risultato apre interessanti prospettive per un possibile utilizzo più ampio dei corticosteroidi in questa categoria di pazienti.

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